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Riscoprire i valori più semplici

 

 

Come possiamo insegnare ai nostri figli il rispetto, la compassione, insieme ad altri valori morali, che oggi si stanno perdendo nella nostra società?

Principalmente con l'esempio! In qualità di genitori quello che genera maggiore impatto nella vita dei nostri figli è proprio questo: l'esempio che diamo loro all'interno delle quattro mura domestiche. I nostri discorsi, i nostri atteggiamenti, le motivazioni che ispirano la nostra vita… sono tutti elementi fondamentali che servono  a costruire il carattere e la vita dei nostri figli.

Praticamente, quello che vogliamo dire è questo: nella maggior parte dei casi, ogni figlio ha i genitori che si merita ed ogni genitore ha i figli che si merita; sono il "prodotto" della reciproca convivenza. I figli sono, generalmente, il riflesso dei propri genitori… naturalmente con tutte le dovute eccezioni del caso.

Indulgere con noi stessi, essere tolleranti con le nostre debolezze, ci costringe ad esserlo con i nostri figli anche se, magari, siamo implacabili ed intransigenti con altri, al di fuori della nostra cerchia familiare! Questo atteggiamento disorienta, confonde e svia i nostri figli dal seguire una traccia ben chiara e delineata, dettata si dalla Bibbia, ma esemplificata -dinanzi ai loro occhi- dalla coerenza e linearità del comportamento cristiano dei genitori.

Il ruolo dei genitori è della massima importanza: qual è l'oggetto dei nostri discorsi a tavola, magari proprio con i nostri figli seduti davanti a noi? Maldicenza, critiche verso altri fratelli, battute taglienti come lame di rasoi verso il pastore o qualche consigliere di chiesa? Siamo saggi genitori! Cerchiamo il bene e l'edificazione comune e questa nostra attitudine si rifletterà in modo positivo e costruttivo nella personalità dei nostri figli.

 

Il crollo dei valori

 

La maleducazione è imperante. Non esiste più rispetto verso il prossimo, l'egoismo e l'individualismo stanno facendo annegare la gente nella più gretta mediocrità. Tutto è relativo, tutto è opinabile e, soprattutto, viene letto assolutamente in chiave di convenienza: il resto,  il prossimo… non si valutano e ne si considerano. Per esempio, quello che voglio può non essere utile o edificare per il mio prossimo? Non importa, io lo voglio anche a scapito di altri. Questo principio deleterio è applicato alle cose più sciocche (p.e. comportarmi chiassosamente dentro la mia abitazione può disturbare altri? Non m'importa tanto sono a casa mia…), a quelle più importanti che possono generare scandalo o pessima testimonianza per l'Evangelo, rispetto ai non credenti e ai credenti. Ed i nostri figli stanno a guardare ed imparano!

La buona educazione, il rispetto, la sincerità, la generosità… devono essere come delle gemme che costellano la coerenza manifesta da chi si professa "nato di nuovo". Ma l'insolenza impera. Bambini piccoli che insultano la propria mamma, con buona pace della stessa, la quale accompagna con un sorriso di comprensione lo sfogo pesante del pargolo arrabbiato (chi scrive è stato spettatore di questa scena fuori da una scuola elementare mentre attendeva l'uscita del proprio figlio). "Beh, poverino, il bambino ha soltanto otto anni", accennava con non poco disagio la povera madre che cercava di rabbonire "il cucciolo". Genitori credenti che -in quanto tali- si sentono chiamati a difendere a spada tratta, sempre e nonostante tutto, i propri figli perché, magari, il Monitore della Scuola Domenicale segnala alla mamma o al papà un comportamento poco educato in classe. E invece di ammonire il figlio si mettono a discutere seccati(magari davanti a lui!) con il monitore prendendo le sue difese in quanto vittima di un complotto. Purtroppo, questo avviene anche con i responsabili dei giovani o i Pastori. E dov'è il rispetto verso questi servitori del Signore? E dov'è il coraggio di un autoesame sincero? E dov'è la forza di una sana disciplina e di un insegnamento utile a forgiare un carattere attraverso l'umiltà?

E' il tramonto dei valori più essenziali per una convivenza civile e cristiana!

 

La risposta nella Bibbia

 

Che non è un manuale di teoria cristiana e neppure una somma di buoni sentimenti. Tra i lineamenti di dottrina delle nostre comunità, si scrive che la Bibbia è "regola di fede e di condotta"; vale a dire che la Parola di Cristo, che è spirito e vita (cfr. Giovanni 6:63), quella che fa scaturire la fede che ci conduce alla salvezza (cfr. Romani 10:17), è la stessa che imprime alla nostra esistenza quell'impulso spirituale che ci induce a condurci come Gesù: "E' da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice : io l'ho conosciuto e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, l'amor di Dio è in lui veramente compiuto. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo che egli camminò, camminare anche esso" (1 Giovanni 2:4-6). Ed è proprio il Libro di Dio a presentarci esempi, pur sempre imperfetti, di personaggi tra i più variegati come, per esempio, la piccola fanciulla d'Israele a servizio del famoso generale siro, la quale, attraverso la sua testimonianza pratica e verbale ha condotto Naaman fino ad Eliseo e quindi all'Iddio d'Israele (cfr. 2 Re 5). Il suo comportamento rispettoso, la sua sottomissione, prima ancora delle sue parole, hanno fatto essere questa fanciulla ebrea una testimone coerente ed efficace del Re degli eserciti.

Gli insegnamenti della Parola di Dio, assimilati e vissuti dai credenti sin dai primi secoli della storia della chiesa cristiana, hanno fatto di un piccolo gruppo si arditi proclamatori dell'Evangelo gli iniziatori di un'opera che non è umana ma divina. Essendo tutti costoro "facitori" e non soltanto "uditori dimentichevoli" della Scrittura: "Perché, se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile ad un uomo che mira la sua natural faccia in uno specchio; e quando s'è mirato se ne va, e subito dimentica qual era. Ma chi riguarda bene addendro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera, questi, non essendo un uditore dimentichevole ma facitore dell'opera, sarà beato nel suo operare" (Giacomo 1:22-25).

E al Bibbia c'insegna ad essere buoni genitori, buoni esempi di fede, c'insegna a rivestirci della compassione di Cristo e delle virtù cristiane (cfr. Colossesi 3), di mostrare il frutto dello spirito: "… amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza" (Galati 5:22).

La riscoperta e la rivalutazione degli elementi più semplici ed essenziali della nostra vita cristiana saranno fondamentali per imprimere nei nostri figli il segno della presenza reale di Cristo in noi.

La forza della coerenza sarà più efficace dei discorsi retorici anche raffinati ed eloquenti. Se i nostri figli sembra non ci ascoltino, sappiamo però che ci guardano!

 

                                                                                                                                  G. B.

 

 

 

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