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L'INVIDIA:   LA CARIE DELLE OSSA

 

 

Cos'è precisamente l'invidia? Il Dizionario Garzanti da questa definizione: "Sentimento di cruccio astioso per la felicità, la fortuna, il benessere altrui". Anche la Bibbia ha la sua definizione: "Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano invidia dell'uno contro l'altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento" (Ecclesiaste 4:4).

L'invidioso è una persona che vive costantemente con un'amarezza interiore che non gli dà pace, e questo stato d'animo è capace di provocare delle vere e proprie malattie. In Proverbi 14:30 è scritto che "un cuore calmo è la vita del corpo, ma l'invidia è la carie delle ossa". L'invidia è un male che non agisce mai da sola, ma opera sempre insieme alla gelosia e spinge l'uomo a commettere qualsiasi atrocità, anche se non ha nulla da accusare alla sua vittima.

Essa è sicuramente uno dei distintivi che caratterizza tutti coloro che vivono senza timore di Dio (Romani 1:28-29). Come cristiani desiderosi di onorare il Signore anche con dei buoni sentimenti, è necessario che facciamo nostra l'esortazione di Proverbi 4:23 che dice: "Custodisci il tuo cuore più d'ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita". Questo perché, l'invidia non solo rovina la vita di coloro che hanno questo cattivo sentimento (Proverbi 14:30), ma, quando prende piede, porta distruzione nelle famiglie e nelle comunità (I Timoteo 6:3-5).

In Grecia si racconta la storia di un uomo che fu ucciso dall'invidia. I concittadini di costui avevano eretto una statua ad uno di loro, quale campione dei Giochi Olimpici. Ma quegli, rivale dell'atleta onorato, ne ebbe grande invidia, tanto da giurare a sé stesso che avrebbe distrutto quella statua. Ogni sera usciva col favore delle tenebre, armato di martello e scalpello, per andare ad intaccare la base della statua, nel tentativo finale di farla cadere. Dopo tanti tentativi vi riuscì. La statua cadde, ma su di lui, ed egli rimase vittima della propria invidia!

L'invidia ha fatto per la prima volta la sua comparsa addirittura in cielo, quando Lucifero invidiò Dio: "Tu dicevi in cuor tuo: "Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al disopra delle stelle di Dio; io m'assiderò sul monte dell'assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all'Altissimo" (Isaia 14:13-14). Questo terribile male, arrivò sulla terra, quando il serpente tentò Eva inducendola a credere che mangiando del frutto proibito sarebbe diventata simile a Dio (Genesi 3:4-5). Da allora l'invidia a infettato tutta la terra!

L'invidioso reagisce in vari modi. Si veda, ad esempio, la reazione di Caino contro suo fratello Abele, che portò all'omicidio. Si veda la reazione dei fratelli di Giuseppe che "…portando invidia a Giuseppe, lo vendettero, perché fosse condotto in Egitto" (Atti 7:9). Si noti anche l'invidia di Haman nei confronti di Mardocheo che lo portò alla morte: "Così Haman fu appiccato alla forca ch'egli avea preparata per Mardocheo" (Ester 7:10). Quanti, purtroppo, anche oggi come Haman sono impiccati alla "forca" dell'invidia, che loro stessi hanno preparato per qualcun'altro!

La più grande vittima dell'invidia è stata sicuramente Gesù Cristo. Sta scritto, infatti, che Pilato sapeva "che glielo avevano consegnato per invidia" (Matteo 27:18). Le accuse erano false, ma i religiosi soffrivano nel vedere le moltitudini che correvano ad acclamare il Signore.

L'invidia è un sentimento che fa parte del vecchio uomo. Così si esprime l'apostolo Paolo: "…un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda." Ma quando la benignità di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini sono stati manifestati, Egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo" (Tito 3:3-5). In Galati 5:24 è scritto "quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri". Nessun credente potrà sviluppare la propria vita cristiana se prima non permette al Signore di estirpare dal proprio cuore le radici dell'invidia amara, in quanto essa denota immaturità e mancanza di carità cristiana (I Corinzi 3:3; 13:4).

In Cristo siamo delle nuove creature. Dio ha generato in noi una nuova vita e ci ha resi partecipi della Sua natura divina (II Pietro 1:4), chiamandoci così ad essere santi perché Lui è Santo! Dio si aspetta dai Suoi figliuoli il Frutto dello Spirito Santo e non più le opere della carne (Galati 5:19-22). In Galati 5:26, la Parola di Dio ci esorta a non diventare preda dell'invidia. E Giacomo afferma: "dove sono invidia e contenzione, quivi è disordine ed ogni mala azione" (Giacomo 3:16).

Il Salmista nel Salmo 73 ammette: "Ma, quant'è a me, quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non sdrucciolassero. Poiché io portavo invidia agli orgogliosi, vedendo la prosperità degli empi " (v. 2-3). Poi, però, ha riflettuto, ha cercato di capire, e la cosa gli è sembrata ardua finché, dice: "…non sono entrato nel santuario di Dio, e non ho considerato la fine di costoro" (v. 17). Fuori del Santuario vedeva le cose diversamente, ma una volta entrato ha considerato tutto sotto una nuova luce.

Come il Salmista, è necessario che anche noi, viviamo in intima comunione con il Signore, affinché nei nostri cuori non ci sia invidia ma, "gli stessi sentimenti che sono stati in Cristo Gesù." Se siamo figli di Dio e viviamo sperimentando le "ricchezze della grazia," non saremo certamente preda dell'invidia in quanto, non abbiamo nulla da invidiare agli altri, ma, possiamo con certezza unirci al Salmista e dire: "Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore posson venir meno, ma Dio è la ròcca del mio cuore e la mia parte di eredità in eterno" (Salmo 73:25-26).

 

 

                                                                                                                      Paolo Faia

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