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Pace!

 

 

PACE… il sogno e l’aspirazione di ogni paese. In essa è l’adempimento di tutte le battaglie combattute; per essa viene commesso ogni crimine; ogni azione è giustificata per ottenere la pace. I contrasti interni, il caos, le condizioni politiche possono essere sistemate da quell’unica cosa: la PACE.

Eppure, questa meta ingannevole, tanto desiderata, è come un fuoco fatuo che sembra tanto vicino eppure è irraggiungibile. Vengono compiuti tutti gli sforzi per conseguirla con l’unico risultato di vedere gli sforzi stessi perduti in una nuova ondata di agitazioni internazionali e lo scoraggiamento invade i cuori che vengono meno per lo sgomento.

Come la pace è la meta bramata dalla nazione, così è la meta bramata dalla famiglia. Quanto spesso vengono fatti dei piani e dei progetti per una casa ben organizzata, ponendo la pace e la sicurezza alla base di tali piani, per poi avvedersi che essi sono irrealizzabili. La pace senza Colui che da la pace non è pace: essa diviene pura fantasia, un castello in aria che si dilegua non appena ci svegliamo alla realtà della vita. Eppure essa è nostra; il possesso della pace è l’eredità dell’uomo. Come si può ottenere questa pace benedetta? Solo andando all’autore della pace, Gesù Cristo, che disse: “Io vi lascio pace”.

Questa pace che viene da Dio ha due aspetti: primo, ristora la pace tra Dio e l’uomo attraverso la propiziazione di Gesù Cristo, Colui che andò fino alla radice della causa che determinò l’inimicizia tra Dio e l’uomo. Finché c’era il peccato non ci poteva essere pace. L’apostolo giustamente gridava: “Egli è la nostra pace”. Egli si assunse l’incarico della riconciliazione, offrendo Se Stesso sull’altare del sacrificio. Il sacrificio fu offerto una volta per tutti, accettevole a Dio Padre e la Pace fu ristorata. E perché Egli fu accettevole al Padre, noi siamo accettevoli nell’Amato: “Nel quale noi abbiamo la redenzione per il Suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della Sua grazia” (Efesi 1:6,7).

Si, la PACE è un’eredità e noi la ereditiamo per la Sua morte: ma la nostra pace, o la nostra eredità, non ci viene assegnata da un esecutore testamentario terreno, ma dal testatore stesso. Egli non solo morì per lasciarci l’eredità, ma risuscitò per eseguire il testamento, per accertarsi personalmente che la Sua volontà venisse rispettata, in modo che noi ricevessimo la giusta porzione della Sua benedetta PACE.

Man mano che noi impariamo ad appoggiarci alle Sue promesse, realizziamo che sono nostre, tutte nostre, purché ce ne appropriamo, ed usiamo questa pace che viene da Dio e che scorre come un fiume.

La seconda parte di questa eredità è pace gli uni con gli altri, pace non come il mondo la da, ma la mia pace”. Come tra l’uomo e Dio c’era inimicizia, prima che la pace fosse fatta alla croce del Calvario, così vi era inimicizia fra gli uomini. Quando Egli ci riconciliò a Dio, ci riconciliò anche l’uno con l’altro. La Sua volontà è che i Suoi seguaci vivano in pace, nella Sua PACE. Ed è perché questa pace è così preziosa, perché essa è la nostra eredità, che il nemico vorrebbe rapircela. Egli sa che quando l’abbiamo perduta diveniamo simili a navi senza ancora, sbattute qua e là sul mare della vita. Ciò che è strano è che noi lasciamo andare con tanta facilità una cosa così preziosa: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli: dall’amore che vi porterete gli uni gli altri”. Il segno esteriore che ci distingue dal mondo è l’amore che lega i redenti gli uni agli altri. Perdendo la pace tra fratelli, noi perdiamo la pace con Dio, perché Giovanni dice: “Noi, perché amiamo i fratelli, sappiamo che siamo stati trasportati dalla morte alla vita; chi non ama il suo fratello dimora nella morte” (Giovanni 3:14). “Figlioletti miei, non amiamo di parola, né della lingua; ma d’opera ed in verità” (1 Giovanni 3:18).

 

Di Alfredo Perna

Tratto da “Risveglio Pentecostale”

 

 

 

 

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