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Il cristiano ed il divorzio

 

 

 

La pratica del divorzio è diventata così corrente, nei nostri giorni, che il popolo di Dio corre il rischio di considerarla come cosa normale e quasi inevitabile. In Svezia gli sposi possono addirtitura accendere un’assicurazione che li sollevi dalle spese legali per un’eventuale pratica di divorzio.

E’ necessario, quindi, considerare seriamente questo flagello del nostro tempo al fine di aiutare, attraverso l’insegnamento della Scrittura, la nostra gioventù, e quindi di coloro che si convertiranno, ad evitarlo.

La scrittura è molto ferma e categorica sull’argomento del divorzio, il pensiero di Dio al riguardo è: “Poiché io odio il ripudio, dice l’Eterno” (Malachia 2:16). Gesù stesso trattando l’argomento del divorzio, in risposta ad una domanda postagli dai Farisei, disse: “Non avete voi letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con sua moglie ed i due saranno una sola carne? Talché non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Matteo 19: 4-6). Più avanti Gesù spiega il motivo per cui Mosè acconsentì che si potesse dare alla moglie una let-tera di divorzio (un documento che annullava il precedente documento di matrimonio) e di ripu-diarla: “Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per ragione di fornicazione, e ne sposa un’altra commette adulterio” (Matteo 19:8-9).

E’ quindi l’indurimento del cuore egoista, della creatura non rigenerata, che porta a non avere considerazione della pena e del disagio del coniuge abbandonato, ne del trauma e della frustrazione dei bambini privati di uno dei due genitori e delle conseguenze disastrose per le loro vite

a motivo di una simile decisione.

Non deve essere così da parte di coloro che hanno conosciuto la grazia del perdono divino, i quali hanno ricevuto un cuore nuovo e sono portati all’amore, alla sopportazione ed al perdono reciproco. “Sia tolta da voi ogni amarezza, ogni cruccio ed ira e clamore parola offensiva con ogni sorta di malignità. Siate invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:31-32).

In passato il timore di Dio e la preoccupazione per il bene dei bambini hanno permesso a degli uomini ed a delle donne, che non avevano una conoscenza personale di Cristo, di sopportare per tutta una vita un coniuge dal carattere difficile e qualche volta finanche malvagio. A maggior ragione quelli che hanno avuto la conoscenza di Cristo, del potente soccorso dello Spirito Santo, devono trovare la forza di sopportare e la capacità di trionfare su tutte le difficoltà. Ma, mi domando, c’è abbastanza timore di Dio per risolvere le incomprensioni ed abbastanza fede per ricercare presso il Signore nella preghiera la vittoria sulle difficoltà? O forse queste difficoltà si sono manifestate proprio perché i coniugi non hanno iniziato fin dal giorno della loro unione a pregare insieme quotidianamente? Nella Parola di Dio vi è la promessa di un aiuto sicuro al riguardo: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:16).

Di fronte ad un problema che sta dilagando e che diventa ogni giorno più grande, si consiglia a coloro che debbono unirsi in matrimonio, ai giovani in particolare, di cercare in preghiera la direttiva di Dio e l’assicurazione della Sua approvazione prima di fare un passo di tale responsabilità, e di essere pronti a rinunciare ad una tale unione nel caso non vi fosse l’approvazione divina.

Anche i genitori cristiani hanno una loro responsabilità nella felicità dei propri figli non considerando solo il vantaggio che il matrimonio può portare, ma soprattutto presentare i due giovani in preghiera a Dio. Sovente è la mancanza di un’unione familiare in preghiera la base di tante scelte infelici.

Non trattiamo alla leggera ciò che Dio considera così importante, Egli dichiara di essere testimone quando avviene un’unione matrimoniale: “Ed ecco un’altra cosa che voi fate: coprite l’altare dell’Eterno di lacrime, di pianto e di gemiti in guisa che egli non bada più alle offerte e non le accetta con gradimento dalle vostre mani. Eppure dite: ‘Perché?’ Perché l’Eterno è testimonio tra te e la moglie della tua giovinezza verso la quale ti conduci perfidamente, benché ella sia la tua compagna, la moglie alla quale sei legato da un patto” (Malachia 2: 13-14).

Comprendiamo alla luce della Scrittura che Dio, nella Sua misericordia, può perdonare e purificare chi al tempo della propria cecità ha aggiunto il peccato del divorzio a tutti gli altri. Costui, una volta convertitosi al Signore, dovrebbe mettere in atto l’insegnamento dell’Evangelo che esorta a fare tutto il possibile per riparare il male che è stato fatto in precedenza, “…Signore se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo” disse Zaccheo a Gesù dopo la sua con-versione. Per quanto riguarda il credente, l’ordine del Signore è fermo e preciso: “Che l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”, e l’apostolo Paolo afferma da parte sua: “Ai coniugi ordino non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, (e se mai si separa, rimanga senza ma-rito o si riconcilii con il marito); e che il marito non lasci la moglie” (1 Corinti 7:10-11).

Quando invece uno dei due coniugi si converte dopo il matrimonio, il consiglio della Parola di Dio è differente: … se un fratello ha una moglie non credente ed ella è contenta d’abitar con lui, non la lasci; e la donna che ha un marito non credente, se egli consente d’abitar con lei, non lasci il marito…” (1 Corinti 7:12-16). Le insidie del nemico che desidera adulterare con le sue sottili astuzie la chiesa del Signore – non dimentichiamo che egli si presenta finanche come angelo del Signore – sono oggi più decise di quanto non lo fossero state nel passato.

Il suo compito è di sedurre i credenti cercando di far capire loro che molte cose contenute nella Sacra Scrittura non sono più per i nostri giorni, ma possa il Signore dare intelligenza e discerni-mento spirituale affinché il credente, anche nei suoi problemi famigliari, possa andare a Lui nella piena fiducia che in ogni cosa noi siamo più che vincitori in Colui che ci ha amato e che tutto è possibile a chi crede.

Possa il potente aiuto di Dio rendere vincitori tutti coloro che l’avversario della verità vorrebbe trascinare nelle sue trappole.  

 

 

                                                                                                     

                                                                                                      Di Paolo Arcangeli

 

 

 

 

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