Sfogliando

                                     

 

 

Il trapianto della vita

 

 

 

Un uomo del nostro Paese, vittima di un incidente automobilistico, ha lasciato sei organi del suo corpo ad altrettante persone, salvando la vita di alcune, prolungando quella di altre e restituendo ad una l’uso degli occhi.

Un gesto nobilissimo che richiama l’attenzione di noi cristiani e quella dell’intera umanità su Gesù Cristo che ha dato-donato la sua vita per scongiurare il nostro stato di morte e assicurarci un’esistenza eterna.

Con un cuore, un fegato e un cristallino possiamo prolungare e facilitare l’esistenza terrena di qualcuno per settanta, ottant’anni. Con un organo sostituito si può comunque vivere fisicamente meglio, ma non spiritualmente meglio. C’è chi fa dipendere il benessere spirituale, lo stato di libertà, di pace, di felicità unicamente dal buon funzionamento del corpo materiale: “la salute è tutto!”, si dice. Ma è provato che le cose non stanno così, nel senso che, in piena salute fisica, l’uomo tende sempre a manifestare il proprio egoismo, la sua violenza, uno sconfinato disamore per tutto e per tutti.

Solo il trapianto di una vita può cambiare l’uomo. La vita di Gesù Cristo, trapiantata in noi “chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuolo di Dio, non ha la vita” (1 Giovanni 5:12) è garanzia di una vita vera, migliore, giusta, benefica per tutti, soprattutto eterna.

Cristo non ha dato la sua vita per una pace provvisoria, come potrebbe fare un patriota, un filantropo, un eroe per una qualunque causa di giustizia terrena, il che consentirebbe di esistere più a lungo ma sempre nell’errore e nell’infelicità, ma l’ha data per un’esistenza totalmente svincolata dal male e di conseguenza pienamente felice e soprattutto aliena da qualunque aspetto di morte. Ha dato la sua vita volontariamente e non come uomo comune, ma come Dio fatto uomo, come gloria insuperabile che si riveste di umiliazione estrema, per amore di gente rovinata e non di gente giusta o meritevole, addossandosi le colpe di tutti per liberare tutti e condurli trionfanti nello splendore dell’eternità.

Siamo grati ai donatori di organi umani, ma la nostra gratitudine a Dio, che ha dato il suo Figliuolo per la salvezza dell’intero mondo, vuole essere totale e costante nel tempo e nell’eternità, pari al valore del dono da lui elargito.

“Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui, non perisca ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

“Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù” (Romani 6:23).

“E’ per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede, e ciò non è dipeso da voi, ma è il dono di Dio” (Efesi 2:8).

Riconosciamo la necessità di purificarci nel sacrificio di Cristo, per il perdono della nostra vita sbagliata, per conseguire il dono della vita eterna, oppure ci accontentiamo di un muscolo cardiaco, di un rene, di un fegato per goderci il più possibile un’esistenza provvisoria, incamminati verso un destino angoscioso, senza speranza per un aldilà pacifico, libero e gioioso?

“Chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita!” (Giovanni 3:36).   

 

 

                                                                                                      

                                                    Germano Giuliani

                                                                     Da “Risveglio Pentecostale”

 

 

 

 

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