Brevi meditazioni bibliche  dal Risveglio Pentecostale

  

                                                                                         di Umberto N. Gorietti

 

 

 

Il regno dei cieli

 

 

“Io vi dico in verità che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà punto in esso” 

 (Marco 10:15)

 

 

Queste chiare parole furono rivolte da Gesù ai discepoli, quando essi tentarono di impedire che i bambini fossero presentati al Maestro per una benedizione. Sono sicuro che la proibizione dei discepoli era suggerita dalla preoccupazione di non stancare troppo il Maestro; ma sono altrettanto convinto che essi pensavano non fosse poi così tanto importante dare considerazione a dei bambini, i quali non potevano comprendere gli insegnamenti di Gesù. Per loro solo gli adulti avevano importanza nel cospetto del Maestro, perché potevano intendere la Sua dottrina; e forse essi stessi si reputavano importanti, perché avevano compreso ed accettato le parole del Signore e Lo avevano seguito “lasciando ogni cosa”.

In un certo qual modo possiamo giustificare i loro pensieri, anche se errati.

In seguito, però, i discepoli compresero il pensiero di Gesù, il quale li desiderava scevri da ogni presunzione e da ogni vanagloria, semplici e fiduciosi come bimbi, che credono ai grandi con illimitata fiducia.

Nello stesso modo l’uomo deve accettare il Regno di Dio, con la fiducia che le promesse del Signore sono veraci e stabili in eterno.

Esaminando lo scetticismo che pervade l’umanità intorno alle cose grandi e gloriose del Regno di Dio, ci rimane facile fare un giudizio degli uomini anche di quelli che nella storia passata ed attuale hanno dato chiara dimostrazione di viva intelligenza. Tutti i grandi uomini del passato, che hanno lasciato ai posteri l’impronta della loro inconfondibile personalità politica, artistica e scientifica, possono essere classificati tra i cittadini del Regno dei Cieli? Ed i grandi di oggi saranno un giorno cittadini celesti? A tali domande può essere data una risposta: nessuno potrà entrare nel Regno di Dio se non lo riceverà come un piccolo bambino nel suo cuore, credendo alle parole di promessa del Signore. Questa è purtroppo una sentenza inappellabile per tutti gli uomini, anche per quelli che pongono tanta fiducia in se stessi e nella loro intelligenza.

Caro amico, leggendo queste parole, ti senti forse sollevato pensando di non appartenere a quella classe di persone eminentemente intellettuali ed importanti, ma ti classifichi tra le persone comuni, per le quali è più facile ricevere il Regno dei Cieli. Desidero che in questo momento tu ponderi le parole che il Signore mi suggerisce d’indirizzarti: “Hai mai coscienziosamente esaminato il tuo cuore?”.

Se quelle parole furono un rimprovero per i discepoli del Maestro, i quali condizionatamente Lo avevano seguito con rinuncia, non risuonano esse al tuo cuore come un rimprovero? Quante volte hi tu disprezzato la voce sottile che ha parlato di Dio al tuo cuore? Quante volte hai tu schernito nell’intimo della tua anima coloro che credono e sperano nella vita eterna? Hai pensato del regno dei cieli come di una favola per i creduloni e gli ignoranti; ti sei sentito superiore a quegli esseri da nulla, i quali rinunciano alla conquista delle ricchezze della gloria di questo mondo si sono accostati a Dio, e per fede vivono aspettando di essere introdotti nella vita eterna e gloriosa del Regno dei Cieli.

Desidero confessarti, caro lettore, che anche io, prima di appartenere alla schiera eletta dei rigenerati dal sangue purificatore versato da Gesù Cristo sul Golgota, benché no avessi nulla di che gloriarmi, sentenziavo con aria di sufficienza intorno alle cose che riguardano il Regno dei Cieli e disprezzavo coloro che Gesù chiama “beati”, perché sono poveri in spirito, affamati della giustizia divina.

Nel ricordarmi tutto questo, oggi riconosco obbiettivamente che quei giudizi avventati, se pure sollecitavano il mio orgoglio per le inappellabili sentenze che emettevo a voce alta, mi lasciavano l’animo perplesso e turbato. Molte volte ero costretto a distogliere la mia mente dl pensiero dell’avvenire e di ciò che sarebbe accaduto dopo la morte, perché mi invadevano una pena ed un’apprensione che mi sgomentavano terribilmente fino a farmi soffrire fisicamente. Nonostante questo, alla successiva occasione che mi si presentava, ricominciavo a dileggiare quei poveri sciocchi che sapevano ingoiare la favola del Regno dei Cieli.

Come credere che per la morte di Cristo avrei potuto ricevere la vita eterna? Che da quella morte orribile ed ignominiosa mi sarebbero scaturiti onore ed immortalità. Erano proprio questi preconcetti che mi tenevano chiuso nel recinto dei disperati.

Ma tu che leggi, non indurire il cuore all’invito benedetto di Gesù, che ti domanda soltanto di accettare non come favola, ma come realtà la storia della croce, e di ricevere il Regno dei Cieli nel tuo cuore, come un piccolo fanciullo, scevro da ogni presunzione ed alterigia.

La morte coglierà ogni uomo, poiché Iddio dice che i savi muoiono e parimenti anche i pazzi; quale sarà la tua sorte? Iddio offre a tutti un riposo eterno di gloria; vuoi tu entrarvi? Non devi fare altro che accettare con semplicità le parole del Vangelo del nostro Signore.

Voglio narrarti la seguente testimonianza.

Un bel bambino grazioso ed educato era tutta la gioia dei suoi genitori e della sua mamma in modo particolare.

Un triste giorno, nonostante le cure che gli venivano prodigate, un brutto male lo colse, un male che difficilmente perdona. La povera madre, pur conoscendo la gravità della malattia, sperava che l’impossibile sarebbe avvenuto e che le sarebbe stato restituito il suo bambino. Passava tutte le ore del giorno e della notte al capezzale del caro tesserino e faceva del suo meglio per consolarlo nei momenti del dolore più forte. Non mancava inoltre di parlargli sempre del Salvatore Gesù e notava con meraviglia che il suo bambino ogni qualvolta sentiva raccontare di Gesù diventava buono e calmo ed ascoltava quelle parole con avidità.

Purtroppo; in una notte oscura, arrivò il momento fatale. Ora le parti si erano invertite: il bambino parlava del caro Gesù, mentre la mamma non riusciva a nascondere tutta la pena e la disperazione del suo cuore.

Il bambino chiese alla madre: “Mammina, perché piangi? Non mi hai forse tu detto che i bambini buoni e bravi vanno nel cielo come Gesù?”

“Si”, rispose la donna “ma la tua mamma vuole tenerti vicino e farti tanto felice”.

“Ma, mammina, io sono molto felice ora che Gesù è venuto a prendermi. Non voglio farlo aspettare; ma voglio andare nel cielo con Lui. Ciao, mammina”.

Sia gloria al Signore per la fede di quel piccolo bambino che aveva accettato tutte le parole della sua mamma.

Credere, questo è importante, senza pensare a quello che dirà la gente e senza timore del dileggio del mondo. “Credi e sarai salvato”, dice Gesù. Se tu afferri questa promessa e la fari tua, tutte le tue ansie per l’avvenire nell’eternità cesseranno d’incanto e potrai aspettare con cuore felice il giorno glorioso in cui Gesù ti accoglierà nel Suo Regno.

  

 

 

 

di Umberto N. Gorietti

Pubblicato dal Risveglio Pentecostale

 

 

 

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