Brevi meditazioni bibliche   da Cristiani Oggi  

  

                                                                                      di Alessandro Cravana

 

 

 

 

Un regno sprecato

 

            

"Ma venuto un giorno opportuno che Erode, nel suo natalizio, fece un convito ai grandi della sua corte, ai capitani ed ai primi della Galilea, la figliuola della stessa Erodiada, essendo entrata, ballò e piacque ad erode ed ai commensali. Ed il re disse alla fanciulla: chiedimi quello che vuoi e te lo darò. E le giurò: ti darò quel che mi chiederai; fin la metà del mio regno. Costei uscita, domandò a sua madre: che chiederò? E quella le disse: la testa di Giovanni Battista. E rientrata subito frettolosamente dal re, gli fece così la domanda: voglio che sul momento tu mi dia la testa di Giovanni Battista. Il re ne fu grandemente attristato, ma a motivo dei giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle no… "

                                                                                             (Marco 6:21-26)

 

 

 

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Un regno rifiutato

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Certamente Erode dovette sbilanciarsi in tale eclatante promessa in un frangente di ebrezza emotiva. Tuttavia il re, pur freddato dalla più inattesa e clamorosa richiesta, dimostrò di tenere al suo pubblico onore, rispettando il giuramento fatto.

La vera causa di questa inaudita rinuncia ai tesori regali non fu quindi l'inaffidabilità etica di Erode. Ciò che invece l'adultera Erodiada  temeva era proprio l'influenza morale che comunque Giovanni Battista poteva esercitare su Erode ed i suoi sudditi: Giovanni infatti gli dice: "non ti è lecito di tener la moglie di tuo fratello!" (Giovanni 6:18).

Condividere il trono con un re in "soggezione psicologica" ad un predicatore così integro non garantiva le smisurate ambizioni di questa avida madre. Si poteva procacciare migliori opportunità rimuovendo ogni freno alle inibizioni del re, per poi "conquistarlo" con la seduzione.

In sostanza non si rinunciava al regno di Erode, ma si rifiutava il regno di Dio che Giovanni predicava.

Il regno inafferrato non è dunque quello posticcio, effimero di Erode, semplice vassallo dell'impero romano, destinato a "sparire con la sua concupiscenza", bensì l'eterno regno dei cieli, così a portata di mano e di cuore.  

 

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Una festa rovinata

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Erode fu rattristato nel giorno del suo compleanno. Queste donne non hanno però rovinato soltanto la festa del re, ma anche la propria festa celeste. Dinanzi agli angeli si sarebbe fatta gran festa per il loro ravvedimento. La figlia di Erodiada avrebbe udire Giovanni Battista, ascoltare la "voce del Signore", aprendo il cuore alla speranza del Messia, del perfetto Re di gloria. Qualcun'altra scelse invece per lei. Si reputò cosa più concreta "giustiziare" l'uomo di Dio, perché, con la sua santità, egli era lo specchio della buia e perversa condizione spirituale delle stanze regali. Purtroppo, presumendo che la volontà di Dio sia un tiranno codice di aspri divieti, tanti continuavano a rigettare le direttive divine, ma non hanno mai voluto realizzare che "il regno di Dio… è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo" (Romani 14:17). Forse si può evitare ciò che rivela il nostro peccato, colpire chi ci mette in crisi, ma ciò non darà mai vera pace, vera gioia: causerà solo il funerale della nostra coscienza. La vera felicità non è assenza di scrupoli, di "dolori morali", è il frutto dell'intima comunione con Dio, che può seguire soltanto al ravvedimento ed alla rigenerazione spirituale.

 

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Una società malata

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Nell'offrire mezzo del suo incerto regno, Erode ammise implicitamente che la sua casa era soltanto una "mezza famiglia" snaturata. Si vuol togliere ogni freno alla licenza dei costumi, ma poi ci si schianta contro tutte le amare conseguenze dell'anarchia morale: "Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere… domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. O generazione adultera, non sapete voi che l'amicizia del mondo è inimicizia contro Dio?" (Giacomo 4:2-4).

"Che chiederò?". L'indecisione di questa giovane più che manifestare la sua sottomissione alla madre, rivela il suo tragico vuoto interiore. Questa figlia è inadatta a fare scelte precise perché incapace di provare nitidi sentimenti; ella è fin troppo simile ad una certa gioventù dei nostri giorni, che pare possedere tutto su un "piatto d'argento", ma non riesce ad avere nulla, incapace di apprezzare i valori della vita. Eppure questi giovani, antichi e moderni, sempre "incompiuti", non sono il risultato del benessere acquisito senza sofferenze, ma il prodotto della stessa società malata. Queste vite, mai del tutto sbocciate, sono gli amari frutti del caos spirituale, del relativismo morale in cui giace la famiglia, istituzione divina su cui la società umana deve fondarsi. In troppe famiglie infatti, anche così dette cristiane, manca in realtà la più autorevole figura del "Padre celeste", che rivela il suo consiglio e la sua guida divina attraverso le Scritture ispirate della Bibbia.

 

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Una vita sprecata o ben spesa?

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La vita di Giovanni Battista sembrerebbe stroncata per un futile, infantile capriccio. Tuttavia la vita sprecata, in questo racconto biblico, è quello di una ragazza che passa il suo tempo nello squallore e nella vanità. In realtà la vita di Giovanni Battista si conclude solo quando, quest'uomo di Dio, vissuto in vista del suo regno, "coronò" il compito che Dio gli aveva affidato sulla terra. Il ministerio di Gesù cresciuto, quello di Giovanni era diminuito; non perché aveva perso ogni valore agli occhi di Dio, ma in quanto si era compiuto. Non pensiamo mai, dopo tanto zelo fedele per il Signore, che se quel che abbiamo fatto sia senza senso per gli uomini, lo possa essere anche dinanzi a Dio. "L'uomo mandato da Dio" non è gettato via come un ferro arrugginito, ma richiamato a casa, nella gloria, come un servo molto prezioso al quale Gesù stesso aveva reso questa eloquente testimonianza: "Uno più che profeta…, il maggiore fra i nati di donna (Matteo 11:9,11). Può esserci sulla terra esistenza che abbia maggiore valore di una vita spesa per servire Dio? Una vita condotta e benedetta da Dio conferisce un significato glorioso a quel che facciamo; il piano di Dio per ognuno di noi è la risposta più esauriente a tutte le cose che ci accadono sulla terra.

Tu stai sprecando la tua vita, amando le cose di questo mondo, oppure stai spendendo ricercando e bramando il Regno di Dio e la Sua giustizia?

  

                                                                                                                                                                                                                                                                                               

di  Alessandro Cravana

Pubblicato da Cristiani Oggi

 

 

 

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