Brevi meditazioni bibliche      da Cristiani Oggi     

 

                                                                                          di Rodolfo Arata

                                                                                           

 

 

Un'arca per ogni epoca!

 

            

La storia del diluvio universale è ben nota. L'arca fu il mezzo attraverso cui Noè e la sua famiglia poterono sopravvivere al disastro della più grande inondazione che la storia della terra ricordi.

Proprio perché strumento di salvezza, l'arca è stata vista come figura del Salvatore Gesù: il peccatore che si affida al Signore trova scampo ed il giudizio di Dio passa oltre a lui. Ma l'arca è anche figura della Chiesa. Così come nell'arca si trovava un gruppetto di otto persone gradite a Dio, contrapposto ad un'umanità le cui vie non erano secondo la volontà del Signore, allo stesso modo la Chiesa è costituita da uomini e da donne graditi a Dio, in contrapposizione a chi ha tenuto il Signore lontano dalla propria vita.

Fuori dell'arca c'era un'umanità corrotta, che, con il suo peccato ed il suo reiterato rifiuto a ravvedersi, si trovava sotto il giusto giudizio di Dio.

In ogni tempo "l'ira di Dio si rileva dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini" (Romani 1:18): anche oggi il giudizio di Dio incombe sull'umanità peccatrice e se non si è del numero dei riscattati, se non si fa parte della Chiesa del Signore, si è destinati alla punizione eterna come conseguenza del proprio peccato.

Naturalmente la Chiesa di Cristo non coincide con nessuna entità visibile: il Signore solo conosce i Suoi e l'appartenenza a questa o quella struttura ecclesiastica non costituisce garanzia di salvezza. Perché Noè ebbe il privilegio di scampare alla distruzione del genere umano? La risposta si trova in Genesi 7:1: "Il Signore disse a Noè: entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ho visto che sei giusto davanti a me, in questa generazione". Noè si salvò per la sua giustizia.

Ma ci chiediamo come Bildad, "come può l'uomo essere giusto davanti a Dio?" (Giobbe 25:4). In base a quale giustizia o a quali meriti un uomo può sperare di essere gradito a Dio, di scampare dal Suo giudizio, di ricevere il privilegio di far parte della Chiesa? Cristo è la "giustizia" per tutti quelli che credono! "…poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono" (Romani 10:4). Egli "da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinti 1:30).

Nessuna giustizia personale, nessun merito, ma soltanto la grazia, per mezzo della fede. In virtù di essa entriamo a far parte del popolo gradito a Dio e possiamo salvare l'anima nostra.

Anche Noè, dichiarato "giusto" dalla Parola di Dio, alla luce della pienezza della rivelazione del Nuovo Testamento, sperimentò la grazia della salvezza, perché di lui è detto che "fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede" (Ebrei 11:7).

La Chiesa è nel mondo, ma deve essere separata dal mondo. Noè e la sua famiglia vissero l'esperienza del diluvio, non ne furono esentati, ma la vissero in condizione di totale separazione dal resto dell'umanità e ciò fu la loro salvezza. "Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo" (Giovanni 17:15,16).

E' una tentazione ricorrente per la Chiesa quella di cercare "l'amicizia del mondo", ma il monito della Parola di Dio è molto fermo: "Non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico diDio" (Giacomo 4:4).

La costruzione dell'arca fu un'opera titanica per quei tempi: chissà quale dispendio di energie richiese la realizzazione di questa imbarcazione le cui dimensioni erano quelle di un moderno transatlantico. Quanti alberi furono segati e trasportati al "cantiere", quanti tronchi scortecciati e trasformati in assi, quali strategie furono messe in atto per sollevare le assi, accostarle le uni alle altre, curvarle, fissarle! Quanti problemi si incontrarono e quante soluzioni si dovettero cercare per superarli per compiere un'opera che non aveva precedenti! Ed il tutto in mezzo all'incomprensione ed alla derisione della gente, perché sicuramente quel progetto sarà sembrato follia al mondo corrotto ed incredulo.

Ora a che sarebbe valso tutto quel lavoro se l'arca non fosse stata rivestita di quella pece capace di renderla impermeabile all'acqua, secondo le istruzioni date da Dio a Noè? "Fatti un'arca di legno di gofer; falla a stanze e spalmala di pece di dentro e di fuori" (Genesi 6:14). Anni ed anni di lavoro sarebbero stati vanificati se la pece non avesse riempito ogni fessura e tappato ogni buco.

Sarebbero stati degli stolti Noè ed i suoi figli se non avessero curato questo aspetto del lavoro. Ma è proprio questo quello che oggi sta accadendo nella Chiesa: c'è poca "pece" che la isoli dal mondo. Abbiamo molto materiale e molte strutture a disposizione, costruiamo molto con le varie attività delle comunità, ma trascuriamo la "pece".

I genitori trascurano di "isolare" i loro figli dal mondo corrotto in cui vivono, per il timore di essere considerati arretrati o di creare problemi di "disadattamento sociale"; i pastori trascurano di "isolare" il gregge per non perdere consensi e la Chiesa non si distingue più dal mondo: "Efraim si mescola con I popoli" (Osea 7:8).

Ognuno vigili su se stesso e su coloro che sono vicini a lui, nella famiglia e nella comunità, affinché non corra il pericolo di essere permeabile al diluvio di corruzione e peccato che inonda il mondo.

Chi sono i nostri amici? Quali luoghi frequentiamo? Cosa leggiamo? Quali programmi seguiamo alla TV? Che linguaggio usiamo? Cosa ci piace ascoltare nelle conversazioni? Esercitiamo questo sano controllo oltre che su noi anche sui figli che il Signore ci ha affidato, intervenendo quando necessario con quella autorità e disciplina cristiana a cui nessun genitore deve abdicare.

Come l'assunzione continua di sostanze nocive, sebbene in apparenza non causi alcun male, finirà con l'intossicare l'organismo, così il contatto con idee e comportamenti corrotti prima o poi avvelenerà la vita dello spirito, fino a spegnerla.

Nella valutazione delle questioni più o meno importanti della vita di tutti i giorni il nostro metro di giudizio è la Parola di Dio con i suoi principi ed i suoi comandamenti o la "morale" comune, con il suo lassismo?

Su grandi temi morali e sociali quali il rispetto della vita, la sessualità,il matrimonio, la famiglia, siamo certi che le nostre convinzioni ed i nostri comportamenti siano fondati sull'insegnamento biblico e non siano permeate dal pensiero di sociologi, psicologi, uomini di "cultura", frequentatori di salotti televisivi privi della grazia di Dio ed estranei alla Sua vita? E vigiliamo che i nostri figli non ne siano infettati? Nei nostri rapporti con il prossimo, nel nostro lavoro, siamo persone integre o siamo diventati vittime della "doppia morale", quella cristiana, da esibire in chiesa, e quella "comune" in tutte le altre circostanze? E' ancora la fede ad influenzare le scelte della nostra vita o accade viceversa? La Parola di Dio e le convinzioni profonde che essa genera nel credente sono la "pece" che può rendere impermeabile la nostra vita all'incredulità ed all'immoralità?

Iddio completò il lavoro di Noè: dopo che lui ed i familiari entrarono dentro l'arca: "il Signore lo chiuse dentro" (Genesi 7:16).

L'apertura o le aperture presenti nell'arca per consentire l'accesso non potevano essere impeciate come il resto della struttura e Dio compì il miracolo di completare l'isolamento e la perfetta impermeabilizzazione dell'imbarcazione col tocco della Sua mano.

L'uomo faccia la sua parte ed il Signore compirà il resto.

Nessuno abbia la presunzione di ritenere che da solo sarà in grado di portare a termine l'opera: il Signore dovrà intervenire sempre con il Suo tocco:"se il Signore non costruisce la casa invano si affaticano i costruttori; se il Signore non protegge la città, invano vegliano le guardie" (Salmo 127:1).

Il Signore opererà con la Sua potenza, ma vuole vedere all'opera costruttori che si affatichino e guardie che veglino.

Non so quanti milioni di metri cubi di acqua circondavano l'arca, né quanto alte fossero le onde che ne scuotevano le fiancate, ma dentro Noè ed i suoi rimasero al sicuro.

Qualcuno ha detto saggiamente che l'importante non è quanta acqua ci sia fuori dalla barca, ma che non ne penetri all'interno di essa: se l'acqua sta fuori non ci sono problemi, se filtra dentro sono guai.

Ci dia il Signore sapienza e forza per saper costruire bene per la salvezza nostra e di coloro che Dio ci ha affidato.

 

 

 

di  Rodolfo Arata

Pubblicato da Cristiani Oggi

 

 

 

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